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Yoga "HSP way": qui e ora parola chiave dello yoga altamente sensibile

Attualmente considerata pratica per animi sensibili, lo yoga nasce in realtà come disciplina militare vietata alle donne. Nel caso delle Persone Altamente Sensibili, le proposte di yoga esistenti possono quindi più o meno sposarsi con il proprio modo di sentire, secondo l'ispirazione dell'insegnante. Questo tratto di personalità richiede allora più attenzione e cura nella scelta dello yoga da praticare: capiamo insieme i confini di uno yoga per l'Alta Sensibilità.

"Le Persone Altamente Sensibili sono quelle che percepiscono in modo più profondo i dettagli più sottili dell’ambiente e delle relazioni, più facilmente sovraccarichi dagli stimoli intensi. Hanno spesso forti reazioni emotive e momenti di down, sono introspettivi e abili osservatori. Sono in medesima proporzione uomini e donne, nel 70 % dei casi sono introversi, e nel 30 % estroversi." Elain Aron


LO YOGA DELLE ORIGINI: DISCIPLINA MILITARE GERARCHICA VIETATA ALLE DONNE

La pratica millenaria dello yoga, nasce come disciplina militare riservata ai guerrieri e vietata alle donne, svolta per praticare il distacco dalle avversità, dall'odio per il nemico, dalla paura per il combattimento e la morte. Una disciplina fatta di istruzioni e tecniche estremamente rigorose, che dal contesto guerriero, si sono poi man mano diffuse al contesto civile. L'aspetto del rigore può rappresentare una modalità efficace di contenimento dell'animo ipersensibile che ha perso i propri confini, ma secondo chi interpreta e conduce la pratica yoga, può anche rappresentare un fattore di contrasto con la sensibilità personale.


RITROVARE IL CENTRO NEL "QUI E ORA", CON LO YOGA

“Nel momento in cui portiamo l’attenzione al respiro, siamo nel presente, perché non possiamo respirare nel futuro o nel passato” (esperienza di Annie) cit. Bessel Van Der Kolk

Le Persone Altamente sensibili o PAS, nonostante abbiano un'interiorità ricca, tendono spesso a perdersi sbilanciandosi verso l'esterno, rapiti da tutti gli stimoli e spesso da essi sopraffatti. Lo yoga può aiutare a fermare la mente e riportare l'attenzione su di sé, per ritrovare equilibrio ma anche il proprio centro, la propria identità. Esistono però svariati tipi di yoga e modalità di approccio a questa disciplina: come scegliere il più armonico alla propria sensibilità?

Se la disciplina dello yoga si intende come genericamente adatta a persone inclini a guardare alla propria interiorità e, secondo la connotazione, più o meno favorevoli ad integrare la visione olistica nella propria cultura, essa può però essere intesa in svariate modalità più o meno adatte al tratto dell'alta sensibilità. Fatto salvo che 'esistono tanti tipi di yoga quanti sono gli insegnanti' proviamo a tracciare insieme le linee comuni ad uno yoga 'HSP way' (modalità High Sensitivity Person ossia Persone Altamente Sensibili) il cui focus sia, per lo meno, quello di DIMINUIRE L'URTO SENSORIALE, ENERGETICO E PSICOLOGICO che le sollecitazioni della lezione possono avere sugli allievi particolarmente sensibili, costruendo un contesto di quiete e sicuro in cui esse possano aprirsi e ritrovarsi.


DIMMI COME STAI E TI DIRO' IL TIPO DI YOGA CHE FA PER TE…

“Nessun approccio funziona per tutte le persone e funziona per tutto il tempo” cit. Brendon Adams”

La particolare complessità della persona altamente sensibile e la variabilità emozionale legata ai suoi momenti di sovraccarico emotivo/cognitivo, pone parecchie questioni in merito a quale possa essere il tipo di pratica yoga ottimale nel quotidiano. Invero, posto di aver considerato e risolto le dinamiche relazionali PAS-non PAS nella classe di yoga, il tipo di yoga che si confà alla persona HSP, difficilmente può essere sempre lo stesso proprio a causa della fase emotiva in cui essa si trova al momento. Proviamo quindi ad interrogarci rispetto ad alcuni macro-elementi della pratica yoga applicati all’alta sensibilità:


PER UNO YOGA NON VIOLENTO: "LO YOGA GIRAFFA"

Il titolo sembra una contraddizione in termini, poiché il primo degli otto passi dello yoga (Ashtanga Yoga), apre con le cinque astinenze (Yama) la cui prima recita la parola AIMSHA, ossia non violenza in sanscrito. Grazie agli studi di Mashal Rosemberg, sappiamo che al di là dell'intenzione e della buona fede, quando si è troppo focalizzati su un obiettivo si può inconsapevolmente incorrere in un atteggiamento recepito come pressione o forzatura da parte dell'altro. Uno yoga 'politically correct' è in grado di praticare soprattutto la compassione verso gli allievi, partendo dai loro effettivi bisogni, senza imposizioni, forzature o ideali. Non sempre la figura del 'maestro', soprattutto quando si usano appellativi come "illuminato", o dell'insegnante esperto, quando si parla di "lignaggio", riflettono questa modalità compassionevole e il clima da gerarchia esoterica che si può instaurare durante una lezione di yoga, può assumere caratteristiche energetiche invasive soprattutto per una persona altamente sensibile. Tornare ad uno stile di insegnamento assertivo, sensibile ai bisogni e alle difficoltà degli allievi e che sappia trovare un equilibrio tra autorevolezza e compassione, utilizzando un tipo di comunicazione non-violenta.


PER UNO YOGA "POLITICALLY CORRECT": TRAUMA INFORMED YOGA

Il tema della diminuzione dell'URTO sensoriale, energetico e psicologico che le sollecitazioni della lezione possono avere sugli allievi particolarmente sensibili e di costruire un contesto di quiete e sicuro in cui esse possano aprirsi e ritrovarsi, è comune sia al tratto dell'alta sensibilità che al contesto del trauma emotivo. L'attenzione al sovraccarico sensoriale può andare di pari passo al sovraccarico emotivo, pensando anche alla componente non verbale del linguaggio che porta con sé una precisa energia oppure evocazioni che possono aprire porte oppure talvolta essere attivanti per l'allievo. L'attenzione alle parole, all'intonazione, alle pause e alle evocazioni simboliche a volte favorenti altre inibenti, è fondamentale e vuole uno lavoro di aggiustamento continuo da parte dell'insegnante rispetto agli allievi che si trova di fronte.

La pratica dello yoga in occidente si è di fatto man mano integrata come strumento di cura del trauma, accanto alle terapie classiche, sviluppando stili di yoga dall'approccio trauma-informed basate sui seguenti capisaldi:

· ​​Contesto sicuro - costruire un setting in cui sentirsi al sicuro, non minacciati e il più possibile a proprio agio (social engagement)

· Costruire un’esperienza circolare - alleviare i pesi emotivi liberando la mente per arrivare a dare sollievo alle tensioni corporee (top-down) e/o che dalle tensioni del corpo agisca sulle tensioni emotive (bottom-up).

La circolarità dell’esperienza sul tappetino e la sua ripetizione creano l’apprendimento di un’ autoregolazione personale degli stati emotivi: una conoscenza di sé da spendere anche nella vita quotidiana oltre che attraverso lo yoga o la terapia.


YOGA TOP-DOWN O BOTTOM-UP? “L'emozione sorge laddove corpo e mente si incontrano.” Eckart Tolle

Nel lavoro Top-down dello yoga la persona ritrova il suo centro meditando a partire dall’ immobilità del corpo e questo presuppone che quest’ultimo sia già in equilibrio per arrivare poi ad incontrarlo nel movimento. Questa immobilità fisica è estremamente faticosa e talvolta può essere sentita come una sorta di violenza quando la PAS è agitata, scossa o sovraccaricata poiché le priorità del bisogno in questo caso risiedono nel corpo. In questi casi è necessario riequilibrare il corpo partendo dal lavoro su di esso con uno yoga bottom-up, per essere in grado di lasciarlo andare e arrivare alla dimensione più sottile di sé tramite lo yoga. Negli stati depressivi o di blocco o ristagno energetico, il lavoro sul corpo è fondamentale mentre la fase meditativa deve necessariamente essere breve e solo alla fine del lavoro. In caso invece di sovraffaticamento fisico e di disorientamento e confusione, partire dalla meditazione calma la mente e predispone al ritorno alla centratura su di sé, sedimentandola infine nella memoria del corpo.


LO SGUARDO: OCCHI APERTI O CHIUSI?

“Gli occhi sono le nostre finestre sul mondo: lo sguardo ci permette di cogliere l’universo fuori e dentro di noi” - cit. Gabriella Cella

Lo sguardo chiuso all’esterno aumenta la propriocezione, il sentire del corpo e il focus sulle emozioni e sui pensieri, lo sguardo aperto mantiene attivo il controllo, l’allerta della persona e il focus sui riferimenti visivi e cinestesici esterni. Gli occhi chiusi attivano dilatano il senso del tempo, aiutano a focalizzarsi sul sentire, sul qui ed ora e a lasciarsi guidare, mentre gli occhi aperti mantengono la coscienza temporale, i riferimenti spaziali, il confronto con gli altri, il senso del tempo e delle proporzioni. Nel primo caso il lavoro interiore è più efficace, ma può diventare insostenibile durante gli stati di sofferenza acuti (lutto, abbandono, squilibrio emotivo, deficit di sonno, affaticamento cognitivo, trauma) nei quali gli occhi aperti possono invece attutire il sentire e perciò rendere più sostenibile la pratica. Viceversa in presenza di uno stato comune e generico di stress, gli occhi aperti mantengono alta la soglia di allerta e controllo, rendendo più difficile lasciarsi andare e guidare. Una considerazione va fatta rispetto allo sguardo dell’insegnante verso gli allievi: nell’allievo HSP, come nei traumatizzati, lo sguardo diretto su di sé può essere particolarmente attivante, pertanto è sempre bene calibrare da parte del maestro la modalità con cui distribuire l’attenzione visiva verso la classe, così come da parte dell’allievo scegliere una posizione nella sala in cui attutire il senso di pressione e anche il confronto con i compagni e sentirsi a proprio agio.


SEQUENZE DI ASANA E MOMENTI DELLA PRATICA: RIPETERE O VARIARE?

“Le sequenze sono progettate per creare un ritmo tra tensione e rilassamento che i pazienti impareranno a percepire nella loro vita, giorno dopo giorno” cit. Bessel Van Der Kolk

La ripetizione delle stesse sequenze di riti e posizioni nella pratica, costruisce un senso di sicurezza che permette di lavorare secondo un codice digitale di attivazione e disattivazione dell’arousal riportando il corpo ad uno stato di omeostasi ed equilibrio. Questo lavoro è fisicamente molto efficace perché riporta in quiete la carica emotiva, “resettando il sistema”. Viceversa variare aiuta ad andare oltre la propria zona comfort, scoprendo modalità di essere e reagire al nuovo compiendo così passi avanti nel cammino di conoscenza rappresentato dallo yoga, attraverso un codice dialogico (corpo, emozione, evocazione, rielaborazione). Anche in questo caso, le applicazioni sono duplici e l’ideale sarebbe poterle inserire una dopo l’altra nella stessa pratica secondo le stesso osservazioni fatto per la pratica Top-down o botto-up. Ogni persona, in base al proprio bisogno o desiderio può decidere di fermarsi al solo “reset del sistema”, oppure può essere interessata a progredire nel cammino arrivando a lavorare attraverso le variazioni man mano in modo più sottile. Generalmente le PAS non si accontentano del riequilibrio e sono desiderose di proseguire nel cammino che aumenta la conoscenza di sé e auto-consapevolezza, conferendo così alla persona un potenziamento delle proprie risorse. Questo potenziamento talvolta può suscitare interesse nelle non-PAS desiderose di farne un vero e proprio strumento per accrescere capacità e potere personale, non a caso, aimè, Hitler praticava yoga; finalità che non appartiene alle HSP che al contrario sono in ricerca di integrità e progressione personale, avulse dalle logiche di potere.


NON SOLO DECIBEL: SUONO, VIBRAZIONE, MELODIA: ABBASSARE O ALZARE IL VOLUME?

L’ipersensibilità nelle HSP si accompagna spesso alla necessità di abbassare l’intensità delle sollecitazioni dei sensi tra i quali, il sonoro presente nelle lezioni di yoga: musica, vibrazioni di campane tibetane, cimbali e percussioni. La “purezza” del suono prodotto è molto importante per le HSP che recepiscono visceralmente la più piccola disarmonia e incoerenza del suono. Anche le melodie della musica, hanno un impatto profondo per le HSP talvolta destabilizzante al contrario delle non-HSP: le note calanti, quelle che conferiscono toni di sospensione (tipicamente i diesis) o le melodie meditative espansive e in dispersione possono mettere a disagio negli stati depressivi o accrescere gli stati d’ansia. Viceversa però, anche rispetto al sonoro valgono le stesse considerazioni fatte in merito agli stati di ottundimento: ove lo stato di iper-arousal sia presente come freezing, il sonno del corpo e dei sensi porta anche l’HSP a non sentire presso-ché nulla. In questi casi, al contrario la necessità sarà quella di alzare transitoriamente i toni, il volume e la sollecitazione sensoriale per risvegliare corpo, sensi ed emozioni sopite.


ODORI E PROFUMI NELLA LEZIONE DI YOGA

Sappiamo che l’olfatto stabilisce un legame affettivo profondo con le esperienze e si sedimenta profondamente nella memoria della persona. L’odore della sala yoga, definisce una sorta di imprinting negli allievi che rinnovano di volta in volta il piacere di ritrovare lo spazio sicuro e confortevole nel quale hanno trovato beneficio, favorendo il rilassamento e l’abbassamento delle difese. L’uso di incenso oppure oli essenziali può anche aiutare a coprire odori poco consoni alla pratica, quale quello di palestra, umidità, muffa, fumo proveniente dall’esterno e talvolta anche l’odore particolarmente forte di allievi accaldati. Nonostante questo, alcuni HSP possono essere disturbati se questi profumi sono troppo intensi e si accorgono immediatamente del cambio di essenza oppure della loro assenza. Una strategia adattiva in questi casi, è capire rispetto alla specificità del gruppo classe se sia davvero opportuno o meno aggiungere qualcosa all’odore di base dell’ambiente (specie se su di esso non si può avere controllo) al fine di minimizzare il disagio nel caso non si si a poi in grado di mantenere la costanza del setting olfattivo.


LOCATION, LUCE E SPAZIO DELLA LEZIONE DI YOGA

Le HSP sono particolarmente sensibili all’energia di ogni ambiente e della sala yoga, che, analogamente per la musica, anche nei momenti di raccoglimento è bene mantenga un tono in levare. Lo spazio della sala libero e vuoto, privo di ornamenti inutili e di distrazioni visive, ordinato, pulito, luminoso. La luce possibilmente calda oppure colorata o ancora cangiante, da evitare luci al neon o fredde. In caso di pareti bianche della sala, che nelle giornate nuvolose tendono al grigio spento, è consigliabile mantenere una luce anche durante il giorno per conferire alla stanza maggiore calore visivo. Per location su cui si ha poco il controllo (es. le palestre scolastiche) anche potendo fare poco, si possono apportare piccole migliorie che riqualificano lo spazio (es. scarpe ed indumenti fuori dalla palestra, minimo controllo delle luci, distribuzione dei tappetini, aiuto degli incensi). Nel caso di pratica all’aperto, è importante valutare le possibili distrazioni e interferenze (affollamento, schiamazzi, altri rumori disturbanti).


"Questo articolo è il frutto della mia esperienza personale HSP, nel privato e nei quindici anni di pratica prima come allieva, poi come insegnante di yoga, unita agli studi giovanili, alla formazione continua su special needs e trauma informed yoga (Somatic Competence®️Yoga) e alla preparazione delle docenze che mi accompagnano ogni giorno. Ringrazio la ricchezza del corso HST 3 (High sensitivity Training 2020-2021) di Elena Lupo e la disponibilità di tutto lo Staff HSP-Italia per la diffusione del sapere in merito al tratto dell’alta sensibilità, nell’intento di creare una HSP-way che possa davvero fare di questo mondo un posto dove ognuno possa trovare la sua modalità per stare meglio."


a cura di Elena De Donato

Filosofia, Psicopedagogia, Insegnante e formatrice Yoga 0-90, Special needs, Trauma informed e High sensitivity Yoga®️

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Università degli studi di Milano, Yoga Ratna metodo Gabriella Cella, Yoga Gravidanza e post partum metodo Yoga in fascia®️, Yoga for the Special Child©️, GiocaYoga®️, Somatic Competence®️Yoga Teacher, High Sensitive Yoga Persone Altamente Sensibili HSP Italia™️, Docente unica Master Giocayoga®️Care bambini speciali AIYB, Docente unica ‘Nascita speciale: yoga cesareo, presentazione podalica, prematurità per la Specializzazione post Formazione Yoga in fascia®️


BIBLIOGRAFIA


·Elaine Aron“Persone altamente sensibili - Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge” - 1996

·Brendon Abram, Mark Stephens, Margaret A. Howard - “Teaching Trauma-Sensitive Yoga: A Practical Guide” - 2018

·Bessel Van der Kolk - “Il corpo accusa il colpo - Percorsi di cura” - 2014 -

·Stephen W. Porges – "La guida alla teoria polivagale. Il potere trasformativo della sensazione di sicurezza" – Giovanni Fioriti Editore - 2018

·Marshall Bertram Rosenberg – "Le parole sono finestre oppure muri "– Esserci Edizioni 2003

.Alessia Baretta, Mak Morbe - “Somatic Competence® Yoga: Dalle radici dello yoga allo yoga per l’ipermodernità” - Rivista di Psicologia Psicosomatica - 24 novembre 2018 - nr.35

.https://www.elenadedonato.com/post/yoga-nel-corpo-embodiment-o-disembodiment

.https://www.elenadedonato.com/post/yoga-hsp-way-e-dinamiche-nella-classe-yoga-in-presenza-dell-alta-sensibilità

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